In una zona
dell’Africa centrale convivevano due villaggi non molto distanti l’uno
dall’altro. Gli abitanti delle due tribù erano dediti alla pastorizia e, i
giovani più forti, alla caccia. Erano le uniche attività che permetteva la loro
sopravvivenza. Le dispute tra le due tribù erano frequenti e riguardavano
essenzialmente i pochi pascoli dove le sparute mandrie di bovini potevano
alimentarsi.
Frequenti erano i “dispetti” che si scambiavano: in alcuni casi
più spiritosi che dannosi, in altri con vittime di animali che erano dispersi
nella boscaglia e diventavano facili prede di bestie feroci.
La tribù dei
“lancieri”, armati di lunghe lance, spaventavano gli armenti dell’altro
villaggio lanciandole in mezzo alla mandria e facendo fuggire gli animali nella
boscaglia, l’altra tribù, i “mazzieri” muniti di scudi e di grossi bastoni
nodosi, rispondevano battendo le mazze contro gli scudi e con molto rumore
disperdevano le mandrie degli avversari.
I bambini,
incaricati di sorvegliare i bovini, per evitare di essere redarguiti e puniti
dagli adulti per non aver attentamente sorvegliato la mandria, dovevano spesso
rincorrere i capi dispersi nella boscaglia correndo il rischio, a loro volta,
di essere prede. Non era raro il caso che, dopo qualche giorno, oltre i resti
del bestiame si rintracciassero anche quelli dei ragazzini che li avevano
rincorsi.
I capi dei
due villaggi, ritenendosi entrambi dalla parte della ragione e addebitando alla
rispettiva controparte tutte le cause del dissidio, evitavano d’incontrarsi e
di risolvere pacificamente la disputa.
Un giorno,
al limite di una radura, dove pascolavano alcuni bovini, s’incontrarono due
guerrieri appartenenti alle due diverse fazioni. Uno armato di tre lance,
l’altro munito di uno scudo e un grosso e nodoso bastone fatto a mazza.
Il guerriero
con le lance, forse spaventato dall’apparizione dello storico nemico, cercò di
colpirlo con una lancia che l’altro guerriero parò facilmente con lo scudo.
Il guerriero
con le lance lanciò le altre due con l’identico risultato di vedersele parate
dallo scudo dell’altro.
Il guerriero
munito di scudo e mazza, a questo punto, gli si avvicinò facendo
roteare la mazza minacciosamente con l’intenzione di colpire l’avversario.
Il
guerriero, ormai disarmato, con l’ultima scintilla di orgoglio, disse al suo
assalitore: “Uccidimi pure, ma ricordati che sarò vendicato !”.
Nessun commento:
Posta un commento