Nel rovistare tra i vari
libri, opuscoli, cartine topografiche di montagna della mia libreria, ritrovo
un Diario dell’Alpinista del Cai - Sezione U. Tavecchi di Bergamo appartenuta a
mio padre datato 1930.
Sono quei casi in cui
basta uno scritto, una fotografia o una, dimenticata, stella alpina appassita,
conservata tra le pagine di un libro, per riportarti alla mente persone care
ormai fantasmi del tempo.
In una pagina dedicata alle “ascensioni compiute”, figura il timbro del
Rifugio “Casa Pio XI – bocchetta di Trona, Premana - Valsassina”.
Quel "Diario"
l’ebbi in regalo nei primi anni cinquanta, quando accompagnavo mio padre nelle
escursioni durante i soggiorni di vacanza a Cusio. Mi raccontava le sue
escursioni sul Pizzo dei Tre Signori, sul Trona, sulla Presolana descrivendo
passo dopo passo i sentieri che percorreva e le particolarità naturali che
aveva incontrato.
Era così convincente, nei suoi racconti, particolareggiato,
nelle descrizioni che pareva fossero accaduti il giorno prima. Mi fece amare la montagna.
Nel Diario sono comprese
undici cartine topografiche che comprendono l’intero arco alpino partendo dal
Col di Tenda sino a Caporetto, oltre all’elenco delle Sezioni Cai e dei vari
Enti che possedevano rifugi, ordinati in
ordine alfabetico.
La parte più interessante è quella che specifica dettagliatamente, rifugio
per rifugio, il numero degli alloggi, i depositari delle chiavi, le località di
accesso, comprendente il mezzo pubblico con cui raggiungerle, le ore di marcia
e le principali ascensioni da ogni singolo rifugio.
Da questo elenco si può ricavare, ad esempio, che per raggiungere il
Rifugio Curò era necessario raggiungere Ponte Selva con il treno, utilizzare
(ma questo non lo specifica) un altro mezzo per raggiungere Bondione e, con due
ore e mezzo di cammino su mulattiera, arrivare a destinazione. Interessante
conoscere che nel 1930 il tenutario delle chiavi del rifugio si chiamava A.
Simoncelli di Bondione.
Scorrendo l’elenco dei
rifugi di quel tempo, si può osservare che alcuni sono scomparsi (distrutti in
rappresaglie di guerra o per cause naturali, maltempo e slavine) e sono stati
ricostruiti in altra posizione, altri hanno cambiato denominazione o sono stati
completamente rifatti con tecnologie più moderne.
Anni dopo, scomparso mio
padre, quando iniziai a frequentare la montagna senza la sua presenza, quel
diario era il compagno fedele delle mie escursioni e, anche se superato e
obsoleto, mi aiutava a comprendere i mutamenti dei percorsi segnalati, le
modifiche apportate dalla natura e dall'uomo, e dalla relativa facilità di
accesso con l'avvento dei più moderni trasporti.
Anche sfogliando un
piccolo e semplice Diario di quasi un secolo fa, si poteva intuire quanto, in
questo lasso di tempo, si fosse modificato l’ambiente e la vita di montagna,
dei suoi abitanti e degli appassionati che la frequentano.
Oggi, la montagna si é "concessa"
al turismo di massa, i Rifugi sono diventati alberghi con tutte le conseguenti
comodità. Il fascino dell'avventura rimane in quelli più in quota, ancora
risparmiati dalla tecnologia e dal "pic nic" domenicale.
Chissà come avrebbe reagito mio padre !
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