Mattina di
Capodanno, il cielo inizia a schiarirsi e, ad est, una lingua dorata si fa
largo facendo lentamente scomparire le ultime stelle.
Il silenzio
incombe sulla città addormentata. Nessuna automobile transita sulle strade,
nessun passante lungo la via. Per terra i resti dei mortaretti che hanno
festeggiato l'inizio del nuovo anno; ora sono pezzi di cartone bruciacchiati,
testimonianza di una vecchia usanza che voleva, con il rumore, scacciare i
"demoni vaganti". Le finestre delle abitazioni sono ancora chiuse, la
gente ancora dorme.
Curioso è
quanto scrive James G.Frazer: “Alla vigilia di Capodanno, i ragazzi boemi
armati di fucili si disponevano in circolo e sparavano tre volte in aria,
ovvero alle streghe che fuggivano spaventate. In Thailandia si esegue ogni anno
l’espulsione dei demoni nell’ultimo giorno dell’anno vecchio. Si spara dal
palazzo una cannonata per segnale: vi si risponde dal posto più vicino e così
via di posto in posto finché gli spari han raggiunto la porta esterna della
città: ovvero i demoni vengono cacciati passo a passo”.
Occidente e
Oriente che s'incontrano nelle consuetudini.
Nonostante
le raccomandazioni diramate dall'Informazione, le prime notizie radiofoniche
annunciano i soliti feriti da proiettili vaganti e di scoppi improvvisi tra le
mani di ragazzini. Nessuna novità. il rito si ripete anno dopo anno.
Anche questa
mattina i soliti merli sono appostati sui rami del giardino in attesa della
consueta "colazione" mentre altri piccoli volatili, più timidi,
controllano in lontananza.
Un normale
mattino di un giorno normale, tranne il silenzio.
Anch'io,
come molti altri, ho atteso la mezzanotte per brindare al nuovo anno. La
speranza che possa essere migliore di quello precedente, nonostante le
delusioni subite in altre simili occasioni, mi ha accompagnato nella rituale
attesa. Speranza che in qualche modo cozza contro le immagini televisive di
città blindate, controllate dalle Forze dell'ordine e dall'esercito, città
sotto assedio per proteggere coloro che (quasi) spensieratamente sono decisi a
non lasciarsi intimidire dagli eventi.
Il brindisi
al "vecchio", sostituito dal "giovin" fanciullo l'ho
paragonato ai festeggiamenti di qualcuno nei confronti della
"rottamazione", ma l'ho subito scacciato dalla mente: perché
rovinarmi il fegato sin dall'inizio, l'anno è appena nato.
Fintanto che
quel filo sottile resiste, rimango ottimista. Un anno dura un anno e mi aspettano
trecentosessantacinque giorni per festeggiare quello nuovo.
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