Il suono
delle campane mi procura una sensazione di festa.
Il richiamo ai tempi in cui scandivano il "tempo" e la l'informazione
locale della vita sociale.
Tempi
lontani ma anche prossimi alla mia età.
Era il suono
che annunciava un evento, una ricorrenza; buona o brutta. Una
"comunicazione" interpretata da tutti che preceduto nel tempo il
passaparola della moderna tecnologia.
Non era
solamente un'espressione religiosa, comune nella nostra cultura cattolica,
bensì una "comunicazione" alla comunità di un evento che é rimasto,
almeno per coloro che condividono i miei "tempi", nell'immaginario.
Mi torna
alla mente il suono che annunciava la Messa di mezzanotte a Natale, oppure
quello del Sabato Santo, dopo il silenzio scandito dal suono dei "batacchi",
che annunciava la benedizione dell'acqua santa e la distribuzione dell'ulivo alla
vigilia di Pasqua.
Il suono
ovattato della campana dell'orologio, durante le nevicate invernali, come una
lieve percezione dello scandire del tempo.
Lo scampanio
serale di un campanile di montagna accompagnato dallo svolazzare festoso delle
rondini e dal colore dorato del tramonto.
Non
infastidiva, non creava problemi anche a coloro che abitavano a ridosso dei
campanili; era una sorta di assuefazione alla ritualità e, come tale, accettata
inconsapevolmente.
In alcuni
paesi era l'avviso di allarme per la popolazione per rastrellamenti nazifascisti
e, in altri, l'annuncio della "liberazione" e della fine dell'ultima
guerra
Ancora oggi
ascolto con piacere il loro rintocco e
non avverto alcun disturbo alla mia quiete anche se i vari Regolamenti comunali
stabiliscono orari e tempi a beneficio della "cosiddetta" quiete
pubblica.
Forse, allo
stato dell'arte, ben altri rumori fastidiosi a tutte le ore del giorno,
risulterebbero ben più nocivi alla "quiete pubblica".
Aspettiamoci
presto anche una regolamentazione "sull'ora d'aria", come per i
detenuti.
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