Il quieto
vivere della montagna mi aveva sempre attirato. Da ragazzo era la meta delle
mie vacanze estive, affittando alcune camere in un paesino delle nostre valli accompagnato
dalla famiglia, e debbo a mio padre
questo attaccamento all'ambiente e al modo di vita dei suoi abitanti.
Successivamente
sognai a lungo la possibilità di avere una casetta tutta mia, con accanto un
prato e vicino ad un bosco, ma era un sogno difficile realizzare.
Qualche anno
dopo il matrimonio, grazie ad
un'opportunità economica, acquistai un appartamento composto da due stanze più
i servizi, cucina e bagno. La posizione dell'appartamento, al limite del paese,
e due belle terrazze mi permettevano di spaziare con la vista sulle principali
cime circostanti.
L'occasione
la trovai nella Conca di Oltre il Colle, in una Frazione chiamata Zambla Bassa.
L'edificio era in costruzione ma apprezzai la posizione con la vista che
spaziava a 360 gradi su tutta la Conca.
Seppure
parzialmente avevo realizzato il mio sogno.
Erano i
tempi in cui ci si poteva permettere di trascorrere tutti, o quasi, i fine
settimana nella casa di montagna: d'inverno per sciare e in estate per
percorrere i numerosi sentieri della valle e raggiungere quelle cime che, viste
dal terrazzo, sembravano irraggiungibili.
Le vacanze
natalizie, quelle pasquali e quelle estive, le più lunghe, erano l'occasione
per rilassarmi in un paradiso verde, non inquinato da rumori e dallo smog e, la sera, ad un passo dal cielo.
Le stelle erano
a portata di mano. Quante serate di San Lorenzo trascorse ad individuare le
stelle cadenti e a far la gara tra chi ne coglieva il maggior numero.
I decenni
'70 e '80 furono caratterizzati dal massimo dell'espansione turistica; sorsero
impianti per gli sport invernali e estivi, impianti di risalita, manutenzione
di sentieri e, inevitabilmente, la costruzione di nuove seconde case.
Le piste
innevate dell'Arera e del Colle di Zambla furono la scuola si sci per le mie
figlie. La neve non mancava e i servizi collegati funzionavano a pieno ritmo.
La nostra,
posta su un "poggio" e con davanti una valletta che impediva
qualsiasi speculazione edilizia, rimaneva, e lo é tuttora, con un'ampia vista
sui boschi e sulle montagne circostanti. Durante la stagione invernale potevamo
osservare l'apertura degli impianti di risalita e organizzarci per la sciata
giornaliera.
Nei primi
anni si avviarono amicizie sia con i residenti quanto con altri villeggianti
che soggiornavano nel periodo estivo, amicizie che si consolidarono nel corso
degli anni tanto da formare una "compagnia" affiatata con la quale,
giorno dopo giorno, progettare escursioni verso Rifugi e vette anche al di
fuori della nostra zona.
Ricordo le
numerose puntate al Rifugio Curò, Alpe Corte, Santa Maria al Leten e Laghi
Gemelli; Il periplo dell'Arera (sentiero dei fiori) e il Sentiero delle Orobie
proprio partendo da Capanna 2000.
In buona
sostanza un'infinità di opportunità per trascorrere il periodo estivo con amici
camminando nel verde tra pascoli, abetaie e vette dolomitiche.
In quegli
anni a Zambla Bassa esistevano tre locali pubblici: la Locanda con il gioco
delle bocce sotto un bellissimo pergolato con
alti tigli e dotata di telefono pubblico, la tabaccheria adibita pure a
ristorante e la "Monica", il bar della Costa, dove ragazze e ragazzi si riunivano
la sera per ascoltare la musica del Jukebox.
Il
"Dante", negozio di alimentari e pasticceria che sfornava ogni
mattino brioche e pasticcini alle mandorle, e la Latteria, la cui specialità
erano, e lo sono ancora, i vari tipi di formaggella del luogo, erano gli altri
esercizi pubblici che rendevano autosufficiente la Frazione di Zambla Bassa.
Naturalmente
non mancavano gli incontri conviviali, elementi essenziali per consolidare le
amicizie. La nostra casa era chiamata "Ristorante Miramonti" ed era
meta altresì di amici che salivano dalla città per gustare le favolose ricette
di Gabriella.
Negli anni
'90, iniziarono i problemi. La crisi economica limitò la presenza di turismo
nella valle, i negozianti non ritennero di continuare la loro attività e
chiusero. Le Amministrazioni locali non riuscirono a mantenere i servizi allo
stesso livello del boom economico, gli impianti di risalita chiusero i battenti
e vennero demoliti. La mancanza di precipitazioni nevosi fece la sua parte.
Molte
finestre delle seconde case rimasero chiuse per buona parte dell'anno. Anche
durante la stagione estiva rimane tuttora questo spettacolo di desolazione in
contrasto con quanto accadeva nei bei tempi del turismo a portata
di....portafoglio.
Oggi, una
strada taglia la montagna e, partendo dal parcheggio a servizio della vecchia
seggiovia, conduce a quota 1600, poco oltre il rifugino rosso della Saba.
Purtroppo, per quanto sufficientemente e parzialmente mimetizzata, la "ferita" nella
natura si nota.
Dopo oltre
quarant'anni, quella casa continua ad essere il nostro "Buen ritiro"
estivo anche se, purtroppo, l'età non ci consente di fare ciò che nello spirito
desidereremmo ancora.
Molti amici
ci hanno lasciato, alcuni a causa dell'inevitabile destino del "rotolo di
spago" che prima o poi raggiunge il suo termine, altri perché hanno scelto
altre località più "accattivanti" e altri ancora per problemi
economici.
Ogni anno
qualcuno manca all'appello e, con i
pochi rimasti, li ricordiamo con nostalgia e immutevole affetto.
Ma anche nel
paese si assottiglia l'elenco dei residenti,
i giovani scendono in pianura in cerca di occupazione e di miglior vita,
gli anziani, anno dopo anno, li ritroviamo nel piccolo camposanto.
Gli ultimi
irriducibili frequentatori del luogo si ritrovano al mattino nell'unico negozio
della Frazione e i commenti sono ormai rituali: " Non c'é nessuno in giro
!!!!". Le poche osservazioni riguardano le foto degli scomparsi che
nell'anno precedente sono state pubblicate dai necrologi del Quotidiano locale:
"L'é 'n dacc po a lù (o le)".
Per la mia
famiglia e per gli ultimi amici che condividono ancora l'estate a Zambla Bassa,
la nostra casa é rimasta il "Ristorante Miramonti" con vista
sull'Arera e sul Menna, le due più alte cime della Conca di Oltre il Colle.
La sera, quando il sole tramonta, le rocce delle cime si accendono di color rosa mentre in lontananza, sui pascoli, il suono dei campanacci delle mucche accompagnano "l'ora che volge il disio!".
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